Abbiamo parlato di esposizione e di profondità di campo, di
come queste possano determinare il risultato finale dell’immagine anche in
termini di comunicazione e di composizione, ma di fatto, quali strumenti
abbiamo per controllare questi parametri? Abbiamo anche gia detto, che
meccanicamente, gli unici due parametri modificabili sono: il tempo di
esposizione ed il diaframma, e che gli stessi possono essere modificati a step
che generalmente dimezzano o raddoppiano i tempi o la luce che passa dall’obbiettivo. Di fatto questi
sono veramente gli unici due parametri da controllare. Ma allora perché le
varie fotocamere vengono proposte con
migliaia di presets diversi, con una pletora di diverse impostazioni, le quali
comprendono ogni possibile permutazione dei fattori ambientati del globo
terracqueo?
Mi sentirei di dire per fattori di mercato, ma anche per
offrire magari una maggiore comodità a chi, bontà sua, non ha nessuna voglia né
necessità di apprendere l’arte della fotografia.
Tornando indietro di qualche decennio, ci accorgiamo che
sulla macchina fotografica erano presenti due selettori: quello dei tempi, sul
corpo macchina e quello dei diaframmi sull’obbiettivo. Erano assolutamente
sufficienti per fare esattamente quello che si fa adesso, solo che era necessario
che il fotografo, guardando nell’obbiettivo, si accollasse l’onere di girare
entrambi i selettori per determinare l’esposizione corretta! Quanta fatica, per
non parlare degli errori, che poi erano visibili solo dopo lo sviluppo della
pellicola… con l’avvento dell’elettronica (ma parliamo credo degli anni 70 del
secolo scorso) le case produttrici hanno inserito diverse modalità di scatto
utili a semplificare il lavoro dei fotografi, minimizzando anche la possibilità
di errori grossolani di esposizione. Sono comparse quindi le modalità “A” e
“T”, vediamo di cosa si tratta. La definizione corretta è modalità a “priorità
di Diaframmi” in modo “A” e “priorità di tempi” in modo T, ovvero, assodato che
l’esposizione corretta è data da una coppia tempo diaframma, in base a quanto
misurato dall’esposimetro, allora in modalità priorità di Diaframmi, il
fotografo decide il diaframma impostandolo a suo piacimento e la macchina, in
automatico decide il corretto tempo di scatto, viceversa in modalità priorità
di tempi. Niente di trascendentale, si tratta di matematica. Perché “priorità”
perché spesso è importante, a livello compositivo controllare la profondità di
campo, ed allora saremo noi ad impostare i diaframmi, in particolare nei
ritratti o nel paesaggio, i tempi di
scatto saranno impostati di conseguenza dalla macchina fotografica. Nel caso
invece di foto sportive, caccia fotografica ed altro, probabilmente sarà più
importante decidere un tempo rapido, oppure lento se vogliamo un mosso creativo…
il diaframma sarà secondario!
Forse queste due modalità di scatto sarebbero sufficienti a
coprire tutte le necessità di un fotografo avanzato, ma se vogliamo rendere
obsolete le vecchie macchine e riaprire il mercato, è importante inserire il “p”
che sta per program, modalità nella quale è la macchina a decidere tutto tranne
che l’inquadratura, un sistema che va bene per tutto e per niente, infatti per
dargli maggior efficacia vengono introdotti i “presets” con tutte le possibili
modalità in cui in modo grafico decidiamo se dare priorità ai tempi o ai
diaframmi scegliendo direttamente il modo ritratto, macro, paesaggio, neve ecc.
ecc.
Chi ha usato tre volte una reflex non userà mai più i
presets, che invece trovano largo utilizzo nelle compatte dove l’utente medio
non è interessato a perdere tempo a studiare le regole della fotografia,
aggiungerei a buon diritto.
Pensando però in questa sede di rivolgermi ad appassionati o
futuri tali, io consiglierei di non perdere tempo a valutare inutili
ammennicoli tecnologici, ma verificare ad esempio che la macchina che
acquistate abbia la possibilità di impostare rapidamente una sovra o
sottoesposizione da utilizzare in combinata con la modalità a priorità di
diaframmi, e che sia comodo cambiare i parametri in manuale, perché spesso la
modifica dei tempi o dei diaframmi, necessita di combinazioni di tasti tali da
farvi allontanare il mirino dagli occhi perdendo preziose inquadrature. La
modalità manuale è sostanziale in quasi tutte le situazioni poco al di fuori
della norma… chiese, foto di teatro, macro, riproduzioni, ecc ecc ovvero per
tutte le situazioni di luce non standard dove occorre il controllo della
situazione.
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