sabato 4 agosto 2012

A, T, P e presets


Abbiamo parlato di esposizione e di profondità di campo, di come queste possano determinare il risultato finale dell’immagine anche in termini di comunicazione e di composizione, ma di fatto, quali strumenti abbiamo per controllare questi parametri? Abbiamo anche gia detto, che meccanicamente, gli unici due parametri modificabili sono: il tempo di esposizione ed il diaframma, e che gli stessi possono essere modificati a step che generalmente dimezzano o raddoppiano i tempi o la luce  che passa dall’obbiettivo. Di fatto questi sono veramente gli unici due parametri da controllare. Ma allora perché le varie fotocamere  vengono proposte con migliaia di presets diversi, con una pletora di diverse impostazioni, le quali comprendono ogni possibile permutazione dei fattori ambientati del globo terracqueo?
Mi sentirei di dire per fattori di mercato, ma anche per offrire magari una maggiore comodità a chi, bontà sua, non ha nessuna voglia né necessità di apprendere l’arte della fotografia.
Tornando indietro di qualche decennio, ci accorgiamo che sulla macchina fotografica erano presenti due selettori: quello dei tempi, sul corpo macchina e quello dei diaframmi sull’obbiettivo. Erano assolutamente sufficienti per fare esattamente quello che si fa adesso, solo che era necessario che il fotografo, guardando nell’obbiettivo, si accollasse l’onere di girare entrambi i selettori per determinare l’esposizione corretta! Quanta fatica, per non parlare degli errori, che poi erano visibili solo dopo lo sviluppo della pellicola… con l’avvento dell’elettronica (ma parliamo credo degli anni 70 del secolo scorso) le case produttrici hanno inserito diverse modalità di scatto utili a semplificare il lavoro dei fotografi, minimizzando anche la possibilità di errori grossolani di esposizione. Sono comparse quindi le modalità “A” e “T”, vediamo di cosa si tratta. La definizione corretta è modalità a “priorità di Diaframmi” in modo “A” e “priorità di tempi” in modo T, ovvero, assodato che l’esposizione corretta è data da una coppia tempo diaframma, in base a quanto misurato dall’esposimetro, allora in modalità priorità di Diaframmi, il fotografo decide il diaframma impostandolo a suo piacimento e la macchina, in automatico decide il corretto tempo di scatto, viceversa in modalità priorità di tempi. Niente di trascendentale, si tratta di matematica. Perché “priorità” perché spesso è importante, a livello compositivo controllare la profondità di campo, ed allora saremo noi ad impostare i diaframmi, in particolare nei ritratti o  nel paesaggio, i tempi di scatto saranno impostati di conseguenza dalla macchina fotografica. Nel caso invece di foto sportive, caccia fotografica ed altro, probabilmente sarà più importante decidere un tempo rapido, oppure lento se vogliamo un mosso creativo… il diaframma sarà secondario!
Forse queste due modalità di scatto sarebbero sufficienti a coprire tutte le necessità di un fotografo avanzato, ma se vogliamo rendere obsolete le vecchie macchine e riaprire il mercato, è importante inserire il “p” che sta per program, modalità nella quale è la macchina a decidere tutto tranne che l’inquadratura, un sistema che va bene per tutto e per niente, infatti per dargli maggior efficacia vengono introdotti i “presets” con tutte le possibili modalità in cui in modo grafico decidiamo se dare priorità ai tempi o ai diaframmi scegliendo direttamente il modo ritratto, macro, paesaggio, neve ecc. ecc.
Chi ha usato tre volte una reflex non userà mai più i presets, che invece trovano largo utilizzo nelle compatte dove l’utente medio non è interessato a perdere tempo a studiare le regole della fotografia, aggiungerei a buon diritto.
Pensando però in questa sede di rivolgermi ad appassionati o futuri tali, io consiglierei di non perdere tempo a valutare inutili ammennicoli tecnologici, ma verificare ad esempio che la macchina che acquistate abbia la possibilità di impostare rapidamente una sovra o sottoesposizione da utilizzare in combinata con la modalità a priorità di diaframmi, e che sia comodo cambiare i parametri in manuale, perché spesso la modifica dei tempi o dei diaframmi, necessita di combinazioni di tasti tali da farvi allontanare il mirino dagli occhi perdendo preziose inquadrature. La modalità manuale è sostanziale in quasi tutte le situazioni poco al di fuori della norma… chiese, foto di teatro, macro, riproduzioni, ecc ecc ovvero per tutte le situazioni di luce non standard dove occorre il controllo della situazione.

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