giovedì 1 dicembre 2011

Perchè la mia macchina sovraespone?

spesso mi è capitato di sentire, specie con il digitale, che una macchina fotografica sovraespone. La macchina non è soggetto pensante, quindi non credo che sovraesponga in modo deliberato per darci fastidio. poi, entrando più approfonditamente nel merito della situazione, succede di scoprire che sovraespone solo i cieli e le alte luci... anzi capita che a volte sottoesponga le ombre. 
Raramente costoro che lamentano i suindicati difetti della "macchina ingrata", proditoriamente interrogati, conoscono il significato di latitudine di posa, grigio medio, contrasto cromatico, ne tantomeno i metodi di esposizione (spot, prevalenza centrale, media ponderata) ma sanno solo che sull'articolo sponsorizzato dove hanno letto i miracoli del modello poi acquistato si parla di esposizione a matrice tridimensionale esoterica ridondante ciclica agli ioni di titanio, che purifica l'aria mentre misura la luce.
Quindi, se non conosciamo questi termini, e lasciamo decidere un oggetto inanimato, la cui propensione artistica è quella di un ingranaggio, verranno ottime immagini sempre che scattiamo il tema del mese della rivista che ha sponsorizzato l'acquisto (attraverso una cornice, il mercato, un controluce diverso, le rughe della nonna mentre distorce la bocca perché le ho pestato un callo).
L'esposimetro (mo ci tocca) altro non è che un misuratore di luce, che si chiama così perché invece di restituirci un valore numerico per il dato rilevato, lo traduce in un tempo adeguato a restituire sulla pellicola o sul sensore un "grigio medio al 18%" (che in virtù della percezione logaritmica della luminosità si pone esattamente al centro tra la visione del bianco e del nero). Questa è "l'esposizione" ed è più facile da comprendere in bianco e nero... poi parleremo del colore.

nell'immagine il grigio medio è quello con scritto sopra "M"

Quindi, se invece di far decidere alla macchina, settiamo un'esposizione semispot (al centro dell'inquadratura) e puntiamo l'obbiettivo su qualcosa, dopo lo scatto quest'oggetto sarà rigorosamente grigio medio (salvo intervento dello stampatore). Sarà grigio medio un volto, ma anche il mare, e così un marmo oppure la neve. Da questo valore di grigio una pellicola è in grado di registrare correttamente (parliamo di una 100 asa standard) 3 diaframmi in più e tre diaframmi in meno, il resto sarà o nero o bruciato. Un sensore digitale, come una diapositiva 2 diaframmi in più e forse tre in meno. Questa si chiama latitudine di posa. ( nell'immagine le gradazioni di grigio non corrispondono ad un stop)

Se vogliamo sfruttare correttamente tutta la capacità di registrazione della pellicola o del sensore, è necessario saper riconoscere cosa in una scena si avvicina di più alla riflessione del grigio medio 18% e poi eventualmente operare le opportune correzioni. 
Ad esempio in un ritratto, lavorando in manuale, sarebbe opportuno prendere l'esposizione corretta sul volto o sul palmo della mano del modello, poi aprire il diaframma di uno o due scatti a seconda della quantità di imperfezioni e di rughe che vogliamo mostrare (più luce diamo e più abbassiamo l'età della persona ritratta)!
Ma se intorno ci sono sorgenti luminose forti o parti in ombra? Saranno chiuse o bruciate, non importa, non dimentichiamo che una foto deve avere un soggetto e questo deve essere preservato nella ripresa... il posizionamento nell'ambiente sta all'esperienza del fotografo.

Nel caso dei paesaggi con apparecchiature digitali, facilmente prendendo l'esposizione a "terra" otterremo dei bei cieli bianchi bruciati! con alcune marche questo difetto è più evidente, con altre meno. Soluzioni? varie... prima di tutto un bel polarizzatore che abbassa la luminosità del cielo, poi cerchiamo di sottoesporre, io in genere mi fermo uno stop sotto, perchè in post produzione è più facile schiarire le ombre che non scurire le luci. 
In questi termini, così come faceva Ansel Adams, la produzione di una fotografia inizia con la visualizzazione e finisce con la stampa, perchè il processo creativo si esplica in più passaggi. Se fatto consapevolmente non è "recuperare una foto sbagliata", ma raggiungere un target per step successivi. Quindi non vi curate delle frustrazioni di chi vi dirà "certo te puoi fare quello che ti pare poi rifai tutto in photoshop" significa probabilmente che non è cosciente dei limiti della tecnologia.