domenica 19 agosto 2012

...invece il mio cellulare fa foto bellissime!

Infatti, ormai il più delle foto sono fatte con il telefono, con l'aggiunta automatica di texture antichizzanti, con una bella dominante calda o al più applicando un cross process che tutti usano senza neanche sapere cos'è, tanto lo fa il telefono. Però questo da una parte è confortante, se è vero che l'ignoto spaventa, cosa c'è di meglio che continuare a vedere le solite cose e ancora meglio noi stessi?!  #picoftheday et voilà! Ma c'è di meglio, o di peggio non so... il livello della percezione critica inesistente, si citano cose che non si conoscono, la tecnica è dimenticata, la composizione inutile. Le regole disattese da chi le conosce costituiscono un punto di rottura o un momento creativo, ma le regole non applicate perché non le si conoscono sono solo errori; e c'è di più... il primo che le disattende crea, il secondo copia e considerato che il tramite e meccanico, la copia non ha nulla di originale, ma è solo una banalità. Per fortuna il non sapere dei più, dell'esistenza dell'originale, dona alla copia il riflesso della gloria delle idee di un altro. E il pubblico apprezza. Fantastico! è come barare quando si fa il solitario o doparsi in uno sport di quelli che non ti fanno diventare ricco, vivendo il resto della propria vita sapendo che la nostra vita è un imbroglio.
Ho trovato, girando in rete, copie di qualsiasi cosa... ultimamente seguo un fotografo statunitense di cui apprezzo la semplicità delle composizioni, gli sfondi spesso digitali e la postproduzione... questo ha una firma abbastanza particolare che entra a far parte della composizione, ebbene, ho trovato anche la copia della firma! ovviamente su fotografie la cui matrice è identica alle sue!

Eppure, a volte, la soluzione a certi problemi è semplice, e non serve una texture a coprire i difetti! Ad esempio ci piacerebbe fotografare qualcuno senza deformarlo? Allora la regoletta dice:
per un primissimo piano (solo il faccione per intenderci) ci vuole come minimo una lunghezza focale di 105 o tanticchia in più, sennò il naso, per una odiosa regola matematica diventa molto più grande del resto della faccia! eh però non ci sta tutta la faccia nell'inquadratura  col 105!!! ebbene la soluzione c'è ed è alla portata di quasi tutti, a meno che non stiamo fotografandoci da soli con la faccia da bacio utilizzando il cellulare. basta fare due passi indietro, et voilà! M allora perché comprare uno zoom se poi mi tocca camminare? 
c'è anche un altro paio di cosette da sapere... se fotografiamo un soggetto che abbia sopravanzato l'età di 12/13 anni, è probabile che cominci ad esserci qualche segnetto sulla pelle... brufoletti, cicatrici (la varicella ahime!), qualche ruga... insomma, sarebbe meglio aprire bene il diaframma, mettendo a fuoco gli occhi, così tutta la fotografia apparirà più morbida, e già che ci siamo sovraesponiamo di uno stop rispetto a quello che ci dice l'esposimetro. Eh ma quante cose...! tre in tutto: lunghezza focale diaframma e sovraesposizione! così passiamo qualche ora in meno davanti a photoshop, e una volta capito cosa si deve fare possiamo anche trasgredire e/o creare, reimmergendoci nella massa, ma consapevolmente. Poter scegliere dà una grande soddisfazione e aumenta l'autostima!



mercoledì 15 agosto 2012

... la luce era diversa, la macchina fa schifo!

In effetti può succedere, affidandosi all'elettronica, di trovarsi in mano uno scatto fatto al tramonto praticamente identico ad uno realizzato a mezzogiorno, o a un bel ritratto dove è a fuoco solo un enorme naso, o ancora tutto irrimediabilmente mosso o con tonalità verde! Pazienza, ormai il momento è andato e a noi non rimane che raccontare con commozione com'era bello il posto spiegando a monitor su scatti banali, che cosa avremmo cercato di fotografare! Una volta c'erano le diapositive e al buio si poteva dormire... bastava ogni tanto grugnire per manifestare attenzione. Ora fortunatamente queste "cose" vengono postate su Facebook, e ci è sufficiente mettere un "mi piace" senza sforzarci di guardare nulla!
Ma mettiamo il caso che volessimo evitare di perdere tanti ricordi... dove abbiamo sbagliato?
Il bello della faccenda è che non abbiamo sbagliato niente! la macchina da sola ha scelto tutti i parametri (diaframma, tempo di scatto, bilanciamento del bianco, punto di messa fuoco, ecc.) per ottenere una foto standard, a meno che non gli abbiamo impostato un preset apposito per la situazione in atto!
I toni caldi del tramonto, vengono interpretati come una dominante cromatica e corretti in automatico "raffreddando" il sensore, e così la penombra del tramonto viene sovraesposta per dare una luce ordinaria... la messa a fuoco a trentamilionidipuntionderati andrà a cercare il punto più vicino nell'inquadratura, ma se per caso la luce non è sufficiente, abbinando il punto scelto, con il diaframma aperto, tutta la foto apparirà sfocata e magari pure mossa!
Considerate le poche cose tecniche che servono a realizzare uno scatto decoroso, e per di più, che qualsiasi rivista di settore, nell'arco di uno o due anni chiude ciclicamente tutti gli argomenti necessari, e ancora, che gli stessi sono riportati in un qualsiasi manuale di fotografia, meglio se degli anni 70, così c'è solo quello che serve sapere... considerato tutto questo quindi, torno a ripetere, che fino a che non si è appresa la tecnica, la cosa migliore sarebbe avere una buona macchina, con un bel mirino e basta!
Non è proprio vero... ci vogliono:
1) tre obbiettivi fissi per cominciare: un bel 24 mm, un 50 e  un mediotele, direi un 105. per anni ho fatto quasi tutto con questi, poi ho sostituito il 50 con un 35 che personalmente mi dava maggiori soddisfazioni.
2) un cavalletto, o anche un monopiede. non c'è niente di meglio per aiutarci a studiare la composizione che  aiutarsi col cavalletto. non serve che sia enorme, basta che sia stabile e proporzionato al peso della macchina! Un consiglio: con la macchina sul cavalletto è bene usare l'autoscatto per tutti gli scatti... le foto vengono più ferme e nitide!
3) un filtro polarizzatore, il cui effetto è l'unico che non possiamo riprodurre in posproduzione. (cosa fa cercatevelo con Google!)

Con queste poche cose, dovendo imparare, consiglierei di cominciare a scattare in manuale e in bianco e nero. Per il B/N impostiamo già la macchina se ce lo consente, perchè è l'unico modo per apprendere, senza distrazioni, la corretta esposizione ed il contrasto cromatico. Poi, uscite apposta per fotografare, o da soli o con altri fotografi, non c'è niente di peggio di un rompiballe che vi fa fretta, cercando soggetti che siano ripetibili nel tempo... architetture, scorci urbani, paesaggi, anche se non fossero la vostra aspirazione serve per imparare! portatevi dietro un blocco notes, dove appuntarvi non i dati tecnici, che comunque rileggerete sui metadati, ma quali fossero le vostre intenzioni al momento dello scatto: soggetto, sensazioni, luce, atmosfera... a volte ci si dimentica perché si è scattato, in modo particolare all'inizio quando spesso le cose sono diverse da come ce le saremmo aspettate.
Tornate poi a rifare gli scatti che non vi hanno dato soddisfazione, provando a cambiare inquadratura, profondità di campo, orario dello scatto e quindi luci ed ombre. rifate gli stessi scatti fino a che non sarete soddisfatti. Questo è un esercizio eccellente, perché vi consente di provare, sperimentare e verificare, fissando tutto nella memoria, ed inoltre dovrebbe aumentare la vostra capacità narrativa e compositiva.
Poi, passeremo al colore, ed ai nuovi problemi...

sabato 4 agosto 2012

A, T, P e presets


Abbiamo parlato di esposizione e di profondità di campo, di come queste possano determinare il risultato finale dell’immagine anche in termini di comunicazione e di composizione, ma di fatto, quali strumenti abbiamo per controllare questi parametri? Abbiamo anche gia detto, che meccanicamente, gli unici due parametri modificabili sono: il tempo di esposizione ed il diaframma, e che gli stessi possono essere modificati a step che generalmente dimezzano o raddoppiano i tempi o la luce  che passa dall’obbiettivo. Di fatto questi sono veramente gli unici due parametri da controllare. Ma allora perché le varie fotocamere  vengono proposte con migliaia di presets diversi, con una pletora di diverse impostazioni, le quali comprendono ogni possibile permutazione dei fattori ambientati del globo terracqueo?
Mi sentirei di dire per fattori di mercato, ma anche per offrire magari una maggiore comodità a chi, bontà sua, non ha nessuna voglia né necessità di apprendere l’arte della fotografia.
Tornando indietro di qualche decennio, ci accorgiamo che sulla macchina fotografica erano presenti due selettori: quello dei tempi, sul corpo macchina e quello dei diaframmi sull’obbiettivo. Erano assolutamente sufficienti per fare esattamente quello che si fa adesso, solo che era necessario che il fotografo, guardando nell’obbiettivo, si accollasse l’onere di girare entrambi i selettori per determinare l’esposizione corretta! Quanta fatica, per non parlare degli errori, che poi erano visibili solo dopo lo sviluppo della pellicola… con l’avvento dell’elettronica (ma parliamo credo degli anni 70 del secolo scorso) le case produttrici hanno inserito diverse modalità di scatto utili a semplificare il lavoro dei fotografi, minimizzando anche la possibilità di errori grossolani di esposizione. Sono comparse quindi le modalità “A” e “T”, vediamo di cosa si tratta. La definizione corretta è modalità a “priorità di Diaframmi” in modo “A” e “priorità di tempi” in modo T, ovvero, assodato che l’esposizione corretta è data da una coppia tempo diaframma, in base a quanto misurato dall’esposimetro, allora in modalità priorità di Diaframmi, il fotografo decide il diaframma impostandolo a suo piacimento e la macchina, in automatico decide il corretto tempo di scatto, viceversa in modalità priorità di tempi. Niente di trascendentale, si tratta di matematica. Perché “priorità” perché spesso è importante, a livello compositivo controllare la profondità di campo, ed allora saremo noi ad impostare i diaframmi, in particolare nei ritratti o  nel paesaggio, i tempi di scatto saranno impostati di conseguenza dalla macchina fotografica. Nel caso invece di foto sportive, caccia fotografica ed altro, probabilmente sarà più importante decidere un tempo rapido, oppure lento se vogliamo un mosso creativo… il diaframma sarà secondario!
Forse queste due modalità di scatto sarebbero sufficienti a coprire tutte le necessità di un fotografo avanzato, ma se vogliamo rendere obsolete le vecchie macchine e riaprire il mercato, è importante inserire il “p” che sta per program, modalità nella quale è la macchina a decidere tutto tranne che l’inquadratura, un sistema che va bene per tutto e per niente, infatti per dargli maggior efficacia vengono introdotti i “presets” con tutte le possibili modalità in cui in modo grafico decidiamo se dare priorità ai tempi o ai diaframmi scegliendo direttamente il modo ritratto, macro, paesaggio, neve ecc. ecc.
Chi ha usato tre volte una reflex non userà mai più i presets, che invece trovano largo utilizzo nelle compatte dove l’utente medio non è interessato a perdere tempo a studiare le regole della fotografia, aggiungerei a buon diritto.
Pensando però in questa sede di rivolgermi ad appassionati o futuri tali, io consiglierei di non perdere tempo a valutare inutili ammennicoli tecnologici, ma verificare ad esempio che la macchina che acquistate abbia la possibilità di impostare rapidamente una sovra o sottoesposizione da utilizzare in combinata con la modalità a priorità di diaframmi, e che sia comodo cambiare i parametri in manuale, perché spesso la modifica dei tempi o dei diaframmi, necessita di combinazioni di tasti tali da farvi allontanare il mirino dagli occhi perdendo preziose inquadrature. La modalità manuale è sostanziale in quasi tutte le situazioni poco al di fuori della norma… chiese, foto di teatro, macro, riproduzioni, ecc ecc ovvero per tutte le situazioni di luce non standard dove occorre il controllo della situazione.